Ho appena chiuso l’ultima pagina de “Il serpente di Venezia”. E non mi ha deluso neanche stavolta, anzi ogni volta è meglio.
Poi vedo che vive a San Francisco: capisco perchè fa ridere anche nella postfazione e ti strappa l’ultima risata nelle note a fine testo.
“Per me è una storia di ipocrisia e avidità, coraggio e dolore, rabbia e vendetta. Ma soprattutto, volevo scrivere una storia che dimostrasse quanto sarebbe fico avere un drago personale, come desidero da quando avevo cinque anni.”
Un genio che esplora seriamente le storie che scrive per poterle volgere in ironia, quel genere di risata a volte anche un po’ horror che fa tanto bene al cuore! (ok sono un po’ strana anche io talvolta)
