L’acqua sta bollendo ora la versiamo nelle tazze e aspettiamo che s’infonda.
Nel frattempo vi diciamo (eh sì stasera scrivo a quattro mani) uh già non sapete bene chi sono io figurati se vi dico chi è l’altro.
Vi diciamo, dicevo, che stasera abbiamo iniziato qualcosa.
(la tisana nel frattempo emana un ottimo profumo)
Sta cosa somiglia a giocare a ping pong allo specchio: siamo in due, ci sono botte e risposte, ci sono oggetti e riflessioni.
Tutto comincia con la difficoltà quotidiana di trovare le parole per spiegare, che poi in fondo noi due non abbiamo bisogno di raccontare perché, sappiamo che ci piace e questo ci basterebbe pure… solo che ci tocca spesso di avere a che fare con gente che non capisce.
allora uno dice ma se capisco meglio magari spiego meglio poi ti viene fuori un titolo di convegno e allora capisci che è il momento buono
così leggi cose come “Il passato che non è più ma che è stato reclama il dire del racconto” (P. Ricoeur)
e alla fine pensi:
1 c’è un vuoto di vent’anni da colmare
2 quello che facciamo ci procura piacere sarà l’ora di chiedersi perché
3 la completezza a noi non rassicura, ci inquieta e sappiamo che ci leva la necessaria complessità della storia
4 il racconto della storia è faticoso, spesso difficile, ma tanto più gustoso quanto più profondo ed è anche una questione di specchiarsi, noi, i nostri strati e i suoi…